Dal 1° gennaio 2025 entrano in vigore nuove disposizioni per l’accesso alla pensione dei dipendenti pubblici. L’INPS ha recentemente chiarito i criteri che regolano il pensionamento nel pubblico impiego, uniformandoli a quelli già previsti per il settore privato, ma con alcune importanti specificità.
Il requisito ordinario resta fissato a 67 anni, età in cui il lavoratore pubblico potrà accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi.
Sono previste alcune deroghe in situazioni specifiche: per coloro che svolgono mansioni gravose o usuranti, per i lavoratori con invalidità pari o superiore all’80%, per chi assiste familiari con disabilità grave ai sensi della Legge 104/1992. In questi casi l’età pensionabile può essere ridotta, a condizione che siano rispettati i requisiti contributivi stabiliti dalla normativa.
Prosecuzione fino ai 70 anni
Un punto cruciale riguarda la possibilità, su richiesta del lavoratore e con l’assenso dell’amministrazione, di rimanere in servizio fino ai 70 anni. Ciò consente a chi non ha maturato i contributi necessari di colmare i periodi mancanti, evitando penalizzazioni economiche.
Implicazioni per il pubblico impiego
Le nuove regole mirano a bilanciare esigenze di sostenibilità del sistema previdenziale e tutela del lavoratore. Tuttavia, nella pratica, potrebbero emergere criticità legate alla gestione del personale: rallentamento nel ricambio generazionale, maggiori oneri organizzativi per le amministrazioni, incertezza per i lavoratori prossimi al pensionamento che hanno costruito i propri piani di vita su precedenti regimi.
È fondamentale che i dipendenti pubblici si informino tempestivamente sulla propria posizione contributiva, verificando i requisiti attraverso il portale INPS o con l’assistenza di un consulente previdenziale.
Il consiglio, per chi è vicino al pensionamento, è quello di valutare attentamente se optare per l’uscita al compimento dei 67 anni o proseguire fino ai 70, in funzione delle esigenze personali ed economiche.
Le nuove regole, pur introducendo maggiore chiarezza, richiederanno un attento monitoraggio degli effetti concreti sul personale pubblico e sull’intero comparto previdenziale.