Alla Multisala Filangeri di Napoli, si è aperto un confronto che mira a definire i contorni del futuro dello spettacolo dal vivo in Italia. Si respira aria diversa, c’è un’energia diversa in sala. Le voci del mondo della cultura si intrecciano, con la stessa vitalità di una prova generale. L’atmosfera è densa di attese e di riflessioni: si parla del nuovo Codice dello Spettacolo, il decreto legislativo che ridisegna il rapporto tra Stato e sistema culturale, attuativo della Legge 106 del 2022. L’incontro ha proposto proprio il titolo ''Il nuovo codice per lo Spettacolo dal vivo'', un appuntamento promosso dall’AGIS Campania, insieme alle Unioni Regionali di Puglia e Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, nell’ambito delle celebrazioni per gli 80 anni dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.
Ad aprire i lavori è Luigi Grispello, presidente dell’Unione AGIS Campania, che riassume con poche parole la posta in gioco: ''Il Codice dello Spettacolo è una grande occasione, ma va accompagnato da strumenti concreti. Il riequilibrio territoriale non può restare uno slogan, bisogna offrire al Sud le stesse opportunità del Nord, in termini di risorse, di reti e di infrastrutture culturali''.
A moderare l’incontro, il giornalista e saggista Alessandro Barbano, che guida un confronto serrato tra rappresentanti delle istituzioni e protagonisti del settore. Presenti Francesco Giambrone, presidente nazionale AGIS; Marco Parri, presidente Federvivo; Antonio Buccioni, presidente FISP; Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera; Rosanna Romano, direttore generale per le Politiche Culturali e il Turismo della Regione Campania; Adriano Giannola, presidente SVIMEZ; Pierpaolo Forte, docente di diritto amministrativo all’Università del Sannio; e Fulvio Macciardi, soprintendente del Teatro di San Carlo e presidente ANFOLS, che si sono avvicendati in un dibattito molto intenso per decifrare le nuove norme e le nuove opportunità per il settore.
Rosanna Romano, dopo i saluti istituzionali, sottolinea la necessità di un impegno condiviso: ''Le Regioni del Sud devono essere messe in condizione di agire, non solo di attendere fondi. Servono politiche attive, bandi dedicati, e un dialogo costante con chi fa cultura sul territorio. Noi ci proviamo con i tavoli tecnici permanenti appositamente istituiti per un confronto continuo e costante tra gli addetti ai lavori. È il momento di trasformare la programmazione culturale in una leva di sviluppo''.
In collegamento video-conferenza, dal ministero della Cultura Federico Mollicone parla apertamente di 'cultura come impresa sociale'' ''Lo Stato deve essere facilitatore, non unico attore. Dobbiamo stimolare il mecenatismo anche dove oggi non c’è, creando incentivi fiscali mirati e semplificando le procedure. Il privato non è un sostituto del pubblico, ma un alleato strategico''.
Adriano Giannola poi ricorda come il riequilibrio non sia solo economico: ''Lo spettacolo è infrastruttura sociale. Se restano differenze profonde tra Nord e Sud, si creano due Paesi: uno che produce cultura e uno che la consuma da spettatore. Il nuovo Codice deve essere lo strumento per colmare questo divario''.
Fulvio Macciardi, che conosce bene la realtà dei grandi teatri ma anche le difficoltà delle realtà più piccole: ''Le fondazioni liriche e i teatri stabili del Nord hanno già reti consolidate. Bisogna aiutare chi non le ha a costruirle. Il Codice può essere la base per una nuova stagione di cooperazione tra istituzioni, imprese e territori''.
Tra i temi più discussi, anche la novità del Bonus Art, il nuovo strumento fiscale pensato per stimolare gli investimenti privati nella cultura e che potrebbe rivelarsi una grande opportunità. Un’idea accolta con favore, ma che suscita anche preoccupazioni: il rischio che i benefici si concentrino solo dove già esistono fondazioni, mecenati e imprese culturali attive, cioè, ancora una volta nel Nord Italia.
Marco Parri, presidente Federvivo, avverte: ''Il Bonus Art è un segnale importante, ma non può restare un privilegio di pochi. Occorre accompagnarlo con misure specifiche per le aree in ritardo di sviluppo, dove il tessuto privato è più fragile. Solo così il sistema sarà davvero nazionale'''.
Durante il dibattito è emerso un consenso trasversale sulla necessità di coinvolgere il privato e le fondazioni anche nel Mezzogiorno.
Per Francesco Giambrone, presidente nazionale AGIS, il momento è cruciale: ''Abbiamo un nuovo quadro normativo che può dare stabilità a un settore troppo spesso frammentato. Ora serve un salto culturale, pensare la cultura come bene comune, non come rendita di posizione. E ricordare che il Sud non è un problema, ma una risorsa straordinaria per il futuro dello spettacolo italiano''.
L’incontro si chiude con un applauso che sa di incoraggiamento, ma anche di responsabilità. Napoli, con la sua storia e la sua energia, diventa per un giorno il centro del dibattito nazionale sullo spettacolo dal vivo. Nel pubblico si riconoscono operatori, artisti, direttori di teatri. Tutti consapevoli che il nuovo Codice sarà utile solo se diventerà pratica quotidiana, se saprà unire pubblico e privato, Nord e Sud, grandi istituzioni e piccole compagnie.
Come riassume Grispello nel saluto finale: ''Lo spettacolo non è un lusso. È un diritto, e come tale va garantito ovunque. Il riequilibrio non è un atto di generosità, è una forma di giustizia culturale''.
Napoli, dunque, si conferma crocevia e laboratorio. Questo evento non è solo un incontro tecnico, ma un’occasione per rilanciare la vocazione culturale dell’Italia intera, dalle città storiche del Nord alle comunità del Sud ancora in attesa di opportunità concrete. Un messaggio chiaro, che da Napoli punta dritto al cuore della politica culturale nazionale, per un’Italia che cresca insieme, anche, e soprattutto , a partire dai suoi palchi.
Ezio Micillo











