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TEATRO LAZZARI FELICI: "IL GIORNO DELL'INDIPENDENZA"

Data pubblicazione: 15-09-2025
 

Arriva in teatro il monologo di Antonio Mocciola da cui è stato tratto il cortometraggio "La controra", finalista al Capri Hollywood e al Los Angeles film festival, e vincitore di numerosi prestigiosi premi, su soggetto e sceneggiatura dello stesso autore partenopeo. Diretto da una lucida e visionaria regia,SalvatoreIermano, sempre completamente nudo per tutto lo spettacolo, raggiunge altissimi acuti interpretativi e intrisi di purissima, oscena, vera emozione. Uno sconvolgente e spudorato "auto-da-fé" senza nessun tipo di freno inibitorio. Un uomo messo a nudo dalla vita fa i conti con sé stesso e spalanca tutta la sua anima lacerata, pagando i conti col destino, e liberando, non senza vittime sacrificali, tutta la sua energia repressa, festeggiando così il "giorno dell'indipendenza".  Inibizione. Di questo si parla in questo serrato ed allucinato monologo ideato e scritto da Antonio Mocciola. Un uomo che scava alle radici del problema che, come un asfissiante tappo, ha bloccato la sua creatività artistica, e di conseguenza il suo sviluppo sessuale (ma anche viceversa). Quel problema è la sorella maggiore. Asfissiato dal caldo, dai rimorsi, da una follia galoppante, il protagonista aggredisce la propria inibizione come se fosse un pungiball, per liberarsi finalmente, a costo di rinunce necessarie, e festeggiare così il giorno della (propria) indipendenza. Circondato da cocci di bottiglie, residui di tristi bagordi e di una vita in frantumi, in un cerchio di morte che pian piano lo avvolge fino a togliergli lo spazio vitale, quest'uomo fragile e nudo finisce ingoiato dal proprio stesso ego, vittima felice di un amore impossibile e venefico, quello tra fratelli, con la distratta (?) benedizione dei genitori. Quando la spirale consuma i suoi giri, come uno zampirone, l'impossibilità di muoversi (e di nuocere) può essere l'unica salvezza. Liberamente ispirato ad un racconto di Agota Kristof, "Il giorno dell'indipendenza" toglie il respiro a chi lo interpreta (Salvatore Iermano, che non a caso recita completamente nudo dall'inizio alla fine) e a chi, assistendo allo spettacolo, accetta di farsi sedurre dal gioco al massacro di un "auto-da-fé" che scarnifica l'anima fino al midollo, rivelando - perché no - squarci di macabra ansia liberatoria.