Caro Dottore,
le scrivo per raccontarle un episodio drammatico che ho vissuto, nonostante io sia napoletano di origine, mentre mi trovavo in città come turista.
La sera del 26 agosto, intorno alle ore 23, mi trovavo a Fuorigrotta, poco dopo la caserma della Polizia e poco prima del McDonald’s. Ero alla guida della mia auto, con a bordo mia madre – pensionata e con problemi di salute – e i miei due figli di 10 e 14 anni.
Mentre attraversavano alcuni passanti, mi sono visto costretto a rallentare e a fermare il veicolo per non investirli. Proprio in quel momento, dietro di me sopraggiungevano gruppi di motorini senza casco e in evidente atteggiamento spericolato, che non riuscivano ad arrestarsi in tempo: uno di loro è caduto a terra, insieme al suo scooter.
Spinto dall’istinto e dal senso civico, sono sceso dall’auto per prestare soccorso al ragazzo caduto. Ma, invece di ricevere gratitudine, mi sono trovato aggredito violentemente da lui stesso e da un gruppo di suoi amici, che hanno iniziato a colpirmi con calci, pugni e persino caschi. La scena si è svolta davanti a numerosi testimoni, tra cui i clienti del McDonald’s, alcuni dei quali hanno cercato di aiutarmi, mentre altri – incredibilmente – hanno addirittura intensificato l’aggressione.
Mia madre, terrorizzata e con i bambini in macchina, ha allertato la caserma vicina e le forze dell’ordine. Nonostante la zona sia una delle più attenzionate della città, soprattutto per la vicinanza allo stadio, i responsabili dell’aggressione non sono stati immediatamente fermati.
Oggi, scrivo dall’ospedale, dove sono ricoverato con il naso rotto, dolori diffusi, nausea e in attesa di ulteriori accertamenti otorinolaringoiatrici e oculistici ma vivo e tutto insanguinato. Mi domando con amarezza:
• Cosa racconterò ai miei figli riguardo al valore del soccorso e della legalità?
• Come spiegare che, invece di essere protetti, chi presta aiuto viene punito?
• È possibile che in una città come Napoli, che da anni difendo dai pregiudizi vivendo ormai a Milano, episodi del genere possano accadere impunemente sotto gli occhi delle istituzioni?
Ringrazio di cuore le poche persone che hanno avuto il coraggio di intervenire in mia difesa, ma non posso accettare che un gruppo di 6, 8 o addirittura 12 persone si accanisca contro un uomo di 47 anni, padre di famiglia, che non aveva alcuna colpa.
La mia speranza è che le autorità competenti individuino e perseguano i colpevoli, e che da questo episodio possa nascere un reale rafforzamento dei controlli in zone così delicate, dove – come riportano anche i media – da tempo si verificano scommesse clandestine, corse illegali e risse.
Non so se domani avrò ancora la forza di fermarmi ad aiutare uno sconosciuto in difficoltà, ma so che oggi devo spiegare ai miei figli perché il bene, in certe circostanze, sembra punito invece che tutelato.
Con rispetto
Raffaele
-------
Gentile lettore, purtroppo viviamo in un momento storico dove la mancanza di rispetto e la violenza prevalgono sulla buona educazione. Non rinunciamo mai ad essere persone beneducate e compassiomevoli insegnadolo anche ai nostri figli. A.Ghe.