Roma - Per la prima volta per un pubblico internazionale la grande mostra archeologica “Antiche civiltà del Turkmenistan” è ospitata nelle sale di Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini fino al 12 aprile 2026 con una ricca collezione di opere provenienti dalla Margiana protostorica e dall’antica Partia. Al taglio del nastro, con il sindaco Gualtieri, la folta delegazione giunta dal Turkmenistan capitanata dal presidente della Repubblica Serdar Berdimuhamedov. Un'occasione per ammirare alcuni preziosi capolavori mai esposti fuori dal Turkmenistan, come le collane in oro e pietre semi preziose da Gonur (III-II millennio a.C.), i ritratti in argilla cruda di sovrani e guerrieri, e i rhyta (corni per bere e per versare) in avorio riccamente decorati (II secolo a.C. - I secolo d.C.) da Nisa.
"È un grande onore accogliere il Presidente del Turkmenistan a cui rivolgo a nome della città di Roma il più cordiale benvenuto - ha dichiarato Gualtieri - e ringrazio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa mostra: Claudio Parisi Presicce, Barbara Cerasetti, Carlo Lippolis, Mukhametdurdy Mamedov, l'Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, il Ministero della Cultura del Turkmenistan, l’ISMEO, il CRAST e l’Università degli Studi di Torino."
L'iniziativa arricchisce ulteriormente un anno straordinario dell'offerta culturale della Capitale. "La mostra evoca già dal titolo un orizzonte spazio temporale che può apparire lontano dalle coordinate del nostro mondo contemporaneo ma che ha contribuito a disegnarlo - ha continuato Gualtieri - L'impressione di distanza in realtà viene meno se pensiamo che questa terra che si affaccia sul Mar Nero, un tempo attraversata dalla Via Della Seta, era al centro di percorsi commerciali che collegavano Oriente ed Occidente, sottolineando un tema che ci riguarda da vicino e che ha sempre accompagnato la storia dell'umanità: il valore dello scambio e dell'incontro tra i popoli. La Via della Seta non trasportava soltanto merci ma anche idee e conoscenze in quel continuo fluire di culture il concetto stesso di identità si arricchiva e si trasformava in una risorsa. Una lezione che risuona potente anche oggi in un mondo globalizzato ed interconnesso dove però riemergono nazionalismi e conflitti legati ai confini".
L'esposizione
In mostra oltre 150 capolavori archeologici provenienti dalla Margiana protostorica (III–II millennio a.C.) — corrispondente all’odierno delta interno del fiume Murghab nel sud-est del Turkmenistan — e dall’antica Partia, in particolare dal sito di Nisa (II secolo a.C. – I secolo d.C.), un importante centro urbano e cerimoniale situato ai piedi della catena montuosa del Kopet-dagh nel Turkmenistan centro-meridionale. La prima sezione è dedicata alla Margiana dell’età del Bronzo, cuore del complesso culturale della Greater Khorasan Civilization, che interessò gran parte dell’Asia Centrale e delle regioni adiacenti durante il III e il II millennio a.C. Nella produzione artigianale si distinguevano gli oggetti in metallo, dalle prime leghe di rame e arsenico fino ai raffinati oggetti in bronzo, oro e argento. Sono esposti reperti tra cui le figurine in terracotta che rappresentano il mondo spirituale degli antichi allevatori e agricoltori della regione e gioielli della Margiana che si caratterizza per la semplicità e la raffinatezza. Materiali esotici come lapislazzuli, turchese e conchiglie erano frutto di intensi scambi commerciali con l’Iran, l’Afghanistan, la Valle dell’Indo e il Golfo Persico. La seconda sezione ripercorre un altro importante capitolo della storia antica turkmena: quello del Regno, poi divenuto Impero, dei Parti (o Arsacidi, dal nome del loro capostipite). I capolavori esposti provengono da Nisa-Mithradatkert, un complesso monumentale e santuario dinastico dedicato ai re arsacidi. Fondato per celebrare le imprese di una dinastia che creò un vasto impero esteso dall’Eufrate alla Battriana, il sito testimonia una delle più durature formazioni statali dell’antichità e formidabile rivale di Roma. Sono esposti i rhyta (corni per versare riccamente decorati) da Nisa, che rappresentano veri e propri capolavori dell’arte dell’intaglio su avorio. Questi straordinari manufatti evidenziamo l’ampia gamma di relazioni dell’arte arsacide con i mondi ellenistico, iranico-centoasiatico e delle steppe. Da Nisa provengono anche sculture in argilla cruda e in marmo. A corredo dell’esposizione pannelli esplicativi e video, una ricostruzione immersiva del sito di Nisa Vecchia com’è oggi, attraverso un’installazione centrale di video mapping proiettata su un modello in scala, basata su una scansione 3D effettuata nel 2024 da parte del Politecnico di Torino.
Tiziana Conte











