Per troppo tempo Napoli è stata raccontata attraverso un immaginario riduttivo, fatto di pizza, mandolini e folklore. Una narrazione suggestiva ma incompleta, che ignorava la complessità di una città millenaria. Oggi, però, chi continua a credere che Napoli sia soltanto cibo e tradizione popolare si sbaglia, la città sta vivendo una trasformazione profonda, un cambio di paradigma che la proietta tra le destinazioni culturali più affascinanti d’Europa. Napoli è, prima di tutto, un luogo in cui l’incontro diventa stile di vita. L’accoglienza non è una strategia turistica, ma un tratto identitario che affonda le radici nella storia stessa della città, quella di un porto aperto, crocevia di popoli e culture, dove l’integrazione sociale è da sempre una pratica spontanea. Qui la solidarietà non è un valore astratto, ma un gesto quotidiano che si manifesta nei vicoli, nei mercati, negli spazi condivisi. È questa umanità sincera, immediata e contagiosa a conquistare i viaggiatori di ogni provenienza. Se l’anima di Napoli è sempre stata accogliente, il suo corpo urbano sta cambiando con una rapidità sorprendente. Negli ultimi anni, grazie a un ambizioso programma di recupero e valorizzazione del patrimonio artistico, archeologico e storico, la città sta riscoprendo, e mostrando al mondo, la ricchezza dei suoi tesori. Ma c’è un aspetto ancora più significativo, Napoli sta diventando un polo attrattivo per la cultura internazionale, al punto che molti musei e istituzioni scelgono proprio la città per esporre alcune delle loro opere più preziose. Questo fenomeno, un tempo raro, oggi conferma la crescente fiducia del mondo museale e la volontà di offrire a Napoli una maggiore visibilità istituzionale. Mostre temporanee, prestiti eccezionali, collaborazioni tra musei italiani e stranieri dimostrano che la città non è più soltanto custode del proprio patrimonio, ma anche protagonista di dialoghi culturali di respiro europeo. Un racconto con un linguaggio nuovo capace di dialogare con il pubblico globale. Ecco che dopo il successo riscosso dalla Maddalena penitente di Artemisia Gentileschi, la mostra dedicata a tre preziosi fogli del Codice Atlantico rappresenta un’occasione straordinaria per avvicinarsi all’universo creativo di Leonardo da Vinci. Grazie alla collaborazione tra Arthemisia e la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, custode del più vasto corpus leonardiano esistente, e alla generosa ospitalità dell’Ordine dei Frati Minori, il Complesso di Santa Chiara a Napoli accoglie per la prima volta questi documenti eccezionali, offrendo al pubblico un’esperienza rarissima.
Per la prima volta a Napoli, il genio di Leonardo da Vinci arriva al Chiostro maiolicato di Santa Chiara con alcuni dei suoi più preziosi disegni: i fogli del Codice Atlantico, il più vasto e affascinante corpus di scritti e disegni del maestro toscano conservato fino ad oggi presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Dal 6 dicembre 2025 al 7 giugno 2026, i visitatori potranno immergersi nel mondo straordinario del genio del Rinascimento, esplorando la sua incredibile capacità di unire arte, scienza e invenzione. Leonardo da Vinci (1452–1519), pittore, scultore, architetto, ingegnere, scienziato e inventore, considerato uno dei più grandi geni della storia, incarnò pienamente l’ideale dell’Uomo Rinascimentale. Nato a Vinci, vicino Firenze, lavorò per le più importanti corti italiane, da Milano a Firenze a Roma, e molte delle sue opere, come La Gioconda e L’Ultima Cena, sono oggi simboli della storia dell’arte universale. Ma Leonardo fu anche un instancabile osservatore della natura, studiò il corpo umano, il volo degli uccelli, il moto dell’acqua, il funzionamento delle macchine. Lasciò migliaia di disegni e appunti che testimoniano una curiosità senza confini e una visione sorprendentemente moderna. Tra questi, il Codice Atlantico è la più vasta raccolta di scritti e disegni leonardiani giunta fino a noi. I suoi 1.119 fogli realizzati tra il 1478 e il 1519 spaziano dagli studi anatomici ai progetti di macchine, dalle ricerche architettoniche alle riflessioni sulla geometria, sull’idraulica e sulla natura. Il nome deriva dal grande formato dei fogli, simile a quello degli atlanti geografici. La raccolta fu assemblata nel XVI secolo dallo scultore Pompeo Leoni, che riunì fogli sparsi provenienti da diversi taccuini. Dopo secoli di dispersioni e restauri, il Codice Atlantico è oggi una fonte imprescindibile per comprendere la mente universale di Leonardo da Vinci. A Napoli, grazie alla preziosa curatela di Monsignor Alberto Rocca, Dottore della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e Direttore della Pinacoteca, venerdì 5 dicembre, nel chiostro Maiolicato di Santa Chiara, è stata presentata l'esposizione dei sei fogli originali del codice atlantico nel periodo da dicembre a giugno. Questo progetto si articolerà in due fasi con l'esposizione dei primi disegni fino a marzo e poi gli altri. Il programma prevede una prima da dicembre a marzo con i fogli 518v, 239r e 816r e una seconda da marzo a giugno con i fogli 142, 281 e 1775. Al tavolo erano presenti Fra Carlo Maria D’Amodio, Ministro Provinciale della Provincia Napoletana del S.S. Cuore di Gesù dell’ordine dei Frati Minori, Iole Siena, Presidente Arthemisia. La curatela scientifica è di Monsignor Alberto Rocca, con il contributo didattico e divulgativo di Costantino d’Orazio. Il catalogo è edito da Moebius.
Ecco i primi tre disegni:
• Il foglio 239r mostra la vivacità della bottega di Leonardo, dove i materiali di lavoro venivano usati, condivisi e trasformati. Prima dell’intervento di Leonardo, il foglio ospitava disegni a carboncino degli allievi; in seguito furono aggiunti esercizi geometrici e annotazioni. In basso compaiono cinque cerchi concentrici legati al “ludo geometrico” e due intrecci di nastri simili alle strutture nodali, studi sulla proporzione, sul movimento e sull’equilibrio tra grandezza e numero. La divisione 365:8 e altre cifre indicano calcoli sul ciclo solare. Il foglio testimonia il metodo leonardiano: osservare, misurare e sperimentare per comprendere l’armonia profonda delle forme.
• Il foglio 518v mostra l’interesse di Leonardo per una geometria capace di spiegare la struttura delle forme naturali. La pagina riunisce piramidi, coni, sfere e altri solidi, studiati attraverso proporzioni e trasformazioni che dimostrano come una figura possa generarsi dall’altra. Particolarmente rilevante è il calcolo sul cono, in cui Leonardo stabilisce che, quando il lato inclinato è uguale al diametro della base, la superficie laterale equivale al doppio della base.Accanto a ciò, Leonardo immagina la costruzione di una sfera a partire da un cubo “tornito”, unendo teoria geometrica e pratica artigianale. Sono presenti anche studi sul moto della semisfera e su cerchi concentrici, segno della sua attenzione alle relazioni tra superfici e volumi. Tra i disegni compare infine un volto urlante, forse un rapido schizzo legato alla Battaglia di Anghiari.
• Il foglio 816r è tra i più complessi del Codice Atlantico per la sua storia materiale e il contenuto eterogeneo. Le annotazioni affettive e la figura femminile non sono di Leonardo, ma dell’allievo Francesco Melzi, come dimostrato da Carlo Pedretti. Gli scritti autentici di Leonardo riguardano invece studi scientifici: il comportamento della luce tra le nuvole, l’analisi delle ombre e alcune riflessioni di meccanica con schemi di bilance e calcoli proporzionali. Il foglio riflette il tipico metodo leonardiano, che unisce osservazione, disegno e teoria, e mostra come il Codice fosse un luogo di lavoro condiviso tra maestro e scuola.
Questi documenti offrono uno sguardo ravvicinato sui temi più affascinanti della ricerca leonardesca. I visitatori potranno ammirare la celebre scrittura specchiata dell’artista, seguire l’evoluzione della sua grafia e dei suoi appunti e scoprire come il disegno fosse per Leonardo uno strumento primario di indagine scientifica e pittorica. Tra figure antropomorfe, studi geometrici e annotazioni tecniche, i fogli rivelano i legami di Leonardo con i maggiori scienziati e matematici del suo tempo, come Luca Pacioli, e testimoniano la strettissima relazione tra studio e creazione artistica che caratterizzava ogni fase del suo lavoro.
Ezio Micillo












