Empatia, ascolto e dedizione: tre parole che descrivono bene Giovanni Ruggiero, coordinatore infermieristico presso l’Hospice e la SUAP (Sportello Unico Attività Produttive). Con “Cuori in trincea – Viaggio tra consapevolezza e scoperta”, il suo primo libro, Ruggiero apre uno sguardo nuovo sul mondo sanitario, trasformando l’esperienza professionale in un racconto umano e profondamente emotivo. Non è nuovo all’ambiente culturale: in passato ha curato l’edizione italiana del primo libro di Grecia Colmenares, l’iconica attrice delle telenovelas sudamericane, dal titolo “Lacrime e Sorrisi”. Oggi, però, è lui al centro della scena, con un’opera che promette di toccare il cuore dei lettori e restituire dignità e luce alla quotidianità di chi lavora “in trincea” anche perché scrivere è dare voce a ciò che non si può dire. Un debutto che tocca il cuore, un atto d’amore verso la vita, un viaggio nel cuore di chi ogni giorno combatte in silenzio, con la forza della tenerezza e il coraggio della verità: “Cuori in trincea – Viaggio tra consapevolezza e scoperta” è disponibile in libreria e sulle piattaforme online, distribuito su tutto il territorio nazionale da Graus Edizioni. Per novità, presentazioni ed eventi rimante connessi sui profili social dell’autore: Instagram: @giovanniruggieronurse, Facebook: Giovanni Ruggiero
Giovanni, come nasce il suo legame con la scrittura?
“La scrittura mi accompagna da sempre. Fin da bambino trovavo conforto nella carta: era il mio modo per liberare ciò che sentivo, per dare un nome alle emozioni. Ogni volta che scrivo mi sento più leggero, ma anche più consapevole di me stesso. È un atto liberatorio, un modo per trasformare la fragilità in forza. In ogni pagina c’è la mia vita, senza filtri”.
Quanto della sua esperienza personale ritroviamo in Cuori in trincea?
“Tutto. È un racconto sincero, nato dalle mie giornate in corsia. Ho voluto mettere nero su bianco la realtà del mio lavoro, fatta di cura, dolore, amore, ma anche di speranza e resilienza. Aprirmi non è stato facile, ma sentivo il bisogno di raccontare cosa significhi davvero vivere accanto alla fragilità umana”.
Cosa ha rappresentato per lei questo percorso di scrittura?
“È stato un cammino interiore, un atto di rinascita. Con il tempo ho capito che scrivere mi aiutava a dare un senso alle esperienze più difficili. È come se ogni parola mi aiutasse a ricomporre i pezzi della mia identità. “Cuori in trincea” è il ponte tra chi ero e chi sono diventato”.
Come è nato il titolo del libro?
“Ho riflettuto a lungo, perché volevo qualcosa che rappresentasse pienamente l’anima del testo. Con l’editore abbiamo scelto Cuori in trincea – Viaggio tra consapevolezza e scoperta: racchiude tutto ciò che volevo esprimere. Ogni cuore che lavora in corsia combatte la propria battaglia, ma lo fa sempre con amore e umanità.”
Quando ha deciso di trasformare le sue esperienze in un libro?
“Non c’è stato un momento preciso. Da quasi vent’anni annoto pensieri, emozioni e piccoli episodi delle mie giornate in reparto. Quelle pagine, scritte spesso di notte dopo un turno difficile, sono diventate un archivio di vita. Un giorno, rileggendole, ho capito che dentro c’era un racconto che meritava di essere condiviso.”
Perché ha scelto di raccontarsi proprio ora?
“Perché il mio lavoro mi mette ogni giorno davanti alla verità più pura: la fragilità dell’essere umano. In cure palliative si impara a dare valore al tempo, alle parole, ai gesti. Sentivo il bisogno di raccontare tutto questo dal punto di vista dell’infermiere, una figura spesso dimenticata ma fondamentale nel percorso di cura.”
Come si sente ora che il libro è finalmente realtà?
“È un’emozione difficile da descrivere. È come rivedere la propria vita in un film. Ogni pagina è una parte di me, di quello che ho vissuto e imparato. Pubblicare questo libro è stato come aggiungere un tassello alla mia anima, un modo per dire grazie alla vita e alle persone che ho incontrato lungo il cammino.”
A chi dedica questo libro?
“A mia madre, senza esitazione. È la persona che mi ha insegnato a essere umano prima ancora che professionale. Da lei ho imparato il valore dell’ascolto e della gentilezza. Se oggi riesco a prendermi cura degli altri con empatia, è merito suo.”
Intervista a cura dell'ufficio stampa












