Un monologo di 20 minuti reiterato per tre volte ad uso e consumo di una dozzina di spettatori alla volta, in una stanza adibita a teatro nell’ex Mercato Coperto di Atripalda, alla volta di Avellino. Un esperimento curioso ed originale, per un pubblico alla ricerca di emozioni nuove e fuori dai binari ordinari, a partire da giovedì 11 dicembre e poi per altri cinque appuntamenti diversi fino a marzo. Abbiamo incontrato l’attore partenopeo per una breve intervista. Come tutti gli altri artisti coinvolti (nell’ordine Francesco Petrillo, Alessio Palumbo, Stefano Coppola, Antonella Formisano e Giuseppe Brandi) reciterà completamente nudo.
- In "Ho scritto il silenzio" sei Arthur Rimbaud, un poeta controverso, geniale, morto giovanissimo senza conoscere il successo. Che aspetto della sua vita avete affrontato per parlarne?
"L'aspetto principale della vita di Rimbaud che abbiamo affrontato in scena è senza dubbio il periodo della sua turbolenta relazione con Paul Verlaine, una fase intensa e breve che va dal 1871 al 1873. Il nostro processo è stato quello di concentrarci su questo biennio perché lo consideriamo il vero crogiolo dell'esperienza e della poetica di Rimbaud. È la storia della sua autodistruzione come artista: l'amore e la violenza con Verlaine sono visti come l'atto finale della sua ribellione, prima di quel definitivo e misterioso silenzio che lo accompagnerà fino alla morte".
- Lo spettacolo rientra in un filone che vede Antonio Mocciola tra i maggiori esponenti nazionali, il monologo nudo. Ed inaugura una rassegna che vedrà in scena altri cinque spettacoli, dopo il tuo. Noi siamo grandi estimatori dei testi di Antonio e del suo coraggio spudorato. Ma tu, rispetto ai vostri lavori precedenti, "Dispacci da Mosca", "Occhi delinquenti" e "La cerimonia dell'assenzio", questa volta sarai da solo, e completamente nudo per tutto il tempo della recita. Come é stato accolto nei precedenti allestimenti, a Napoli e a Caserta? E che sensazioni ti ha suscitato di volta in volta l'impatto col pubblico?
"Essere completamente nudo in scena, specialmente all'inizio, è stata una prova molto forte e di grande impatto. Inizialmente, la sensazione era quella di una enorme vulnerabilità, una esposizione totale che richiedeva un grande sforzo di concentrazione per non farsi distrarre.Tuttavia, con il passare del tempo e delle repliche, soprattutto negli allestimenti a Napoli e Caserta, mi sono abituato e, anzi, il nudo è diventato un elemento cruciale e non più una distrazione. L'obiettivo principale, e l'elemento che ha suscitato le sensazioni più intense, è stato proprio far sì che il nudo diventasse un elemento fondamentale per la trama e non un semplice espediente o un fattore di distrazione per lo spettatore. Il monologo è carico di emozioni molto forti e l'obiettivo era raggiungere una tale immersione nel personaggio e nella storia di Rimbaud da rendere la nudità il simbolo della sua onestà brutale e della sua condizione di "ferito" dopo lo sparo di Verlaine. In questo modo, l'impatto col pubblico è stato generalmente molto positivo: il nudo viene accolto come la naturale espressione di un Rimbaud svuotato e senza filtri, permettendo a chi guarda di concentrarsi sulla profondità delle emozioni che vengono trasmesse, piuttosto che sulla mera fisicità. Va però detto che non è stata, inizialmente, una novità facile da gestire".
- Che progetti per il futuro?
!I progetti per il futuro sono tanti e coinvolgono sia nuove esperienze che il consolidamento della collaborazione con Antonio. L'impegno iù imminente sarà a gennaio, con "Romeo e Giulietta", in collaborazione con una compagnia di Salerno. Per quanto riguarda invece la collaborazione con Antonio, ci rivedremo a marzo presso l'Off-Off Theatre di Roma con lo spettacolo "La cerimonia dell'assenzio", dove saremo io, Giuseppe Brandi e Francesco Petrillo; io sarò Rimbaud, Giuseppe sarà Verlaine e Francesco vestirà i panni di Lautréamont."
Intervista realizzata da Walter Vitiello











